Convinciamoci del compito urgente che ci è affidato: trasformare le nostre parrocchie da dispensari di servizi religiosi a vere comunità fraterne
Il modo di vivere, d’incontrarci e di comunicare, di lavorare, di gioire e di soffrire, tipico della nostra cultura, ci rende sempre più estranei gli uni agli altri. Le
relazioni tra le persone, anche quelle profonde e significative (amore, familiarità,
amicizia) diventano sempre più superficiali e fragili.
Se da un lato questo fenomeno colpisce al cuore il messaggio e la proposta
cristiana, dall’altro può diventare un’occasione eccezionale, offerta nell’oggi di
Dio, per far vedere quanto sia vero e urgente il messaggio del Vangelo e quanto
sia preziosa la presenza nel mondo di autentiche comunità cristiane in cui si vive
una capacità di fraternità e di amicizia sostenuta dal dono dello Spirito santo
di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi
ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35).
Convinciamoci del compito urgente che ci è affidato: trasformare le nostre
parrocchie da dispensari di servizi religiosi a vere comunità fraterne, nelle
quali ci si conosce e ci si vuole bene e si collabora all’annuncio e alla testimonianza del Vangelo, che ha nell’amore reciproco sul modello di Gesù il suo centro
propulsore e la sua verifica decisiva.
Se ogni parrocchia è lo spazio domestico di testimonianza dell'amore di Dio
per tutti, il volto bello della Chiesa che vive in quel territorio si esprime nel tessere rapporti diretti, attenti e solidali, con tutti i suoi abitanti, cristiani e non
cristiani, partecipi della vita della comunità o ai suoi margini.
Nulla nella vita della gente - eventi lieti o tristi - deve sfuggire alla conoscenza
e alla presenza discreta e attiva della parrocchia, fatta di prossimità, condivisione, cura...
La missionarietà della parrocchia sta nell'attenzione e nella cura della vita
concreta delle persone, a partire dalla crescita dei ragazzi e dei giovani, la dignità della donna e la sua vocazione e la difficile tenuta delle famiglie.
Presenza nel territorio vuol dire sollecitudine verso i più deboli e gli ultimi,
farsi carico degli emarginati, servizio dei poveri, antichi e nuovi, premura per i
malati e per i minori in disagio.
L'apertura della carità, tuttavia, non si ferma a questo livello, ma si preoccupa
anche di far crescere la coscienza dei fedeli in ordine ai problemi della povertà
nel mondo, dello sviluppo della giustizia e nel rispetto della creazione, della pace
tra i popoli, nello spirito indicato da Papa Francesco in “Fratelli tutti”.